"Codici sorgenti"
succede a Catania...
Questa sera ho, finalmente, avuto la sensazione di vivere in una città europea, dal respiro moderno e vitale, attenta ai cambiamenti ed interessata alle tendenze artistiche d'avanguardia.
Mi trovo nell'accogliente cornice di Palazzo Platamone, varco la soglia per entrare: la mostra è intitolata “Codici Sorgenti”, visioni urbane contemporanee, organizzata dalla fondazione Terzo Pilastro a cura di 999 Contemporary, curata da Stefano S Antonelli e Francesca Mezzano, con il patrocinio del comune di Catania.
Entro pensando al piacevole paradosso che sto per osservare, mi aspetta un'antologia assolutamente anti-convenzionale e anti-accademica, opere che in molte città del mondo, compresa la nostra, gli stessi artisti hanno regalato a cielo aperto sui muri, le troverò davanti a me, raccolte dentro un palazzo, ordinate e incorniciate, sarà comunque una festa per i miei occhi.
Finalmente anche a Catania, una mostra singolare ed insolita, che può definirsi un'anteprima assoluta, con l'auspicio che sia la prima di una lunga serie.
Mentre mi aggiro per le varie sale piene di colori e odore di smalto, sento un uomo che parla, mi avvicino e ho il piacere di sentire e capire che colui che racconta, con entusiasmo e passione, la storia di ogni opera è uno dei curatori, Stefano S. Antonelli, lo ascolto con piacere, tanto da fermarmi a scambiare considerazioni e a complimentarmi per l'idea, quasi a ringraziarlo per aver scelto proprio Catania come apri porta di questa bellissima iniziativa.
La selezione dell'esposizione è attenta e ricercata, per la prima volta 60 artisti da 14 paesi, oltre 100 opere provenienti da svariate collezioni private internazionali, uniti in una sintesi che racconta l'arte urbana contemporanea.
L'itinerario si articola in tre sezioni, ripercorre l'urbanizzazione dell'esperienza artistica degli ultimi trent'anni: dai graffitisti del bronx, vere e proprie leggende degli anni 80 come Futura2000, Rammelizee; agli urbanisti europei e americani del 2000, icone di stile come Obey, Invader, 108, Vhils che aprono la strada alla street art, per concludere questo viaggio con i globalisti del 2010 come il francese C215 e il portoricano Alexis Diaz.
Indubbiamente una selezione di significativi talenti che hanno conquistato mercanti dell'arte, me, e il grande pubblico...noto con piacere che stasera siamo in tanti ad essere rimasti incantati.
Ho davanti ai miei occhi, una fetta del nuovo panorama artistico urbano molto ben articolata: come correttamente leggo nella presentazione della mostra, nuovi codici estetici e stilistici, “codici sorgenti”, nuovi linguaggi che sorgono dal tessuto urbano, mescolando vecchie forme e antichi stili.
E' quel raggio di sole che si chiama street art che si impossessa delle città e impone il suo linguaggio popolare e conduce l'arte nella quotidianità di noi tutti, basta alzare gli occhi e osservare muri, portoni, cassonetti e cassette delle poste.
La mostra racconta visivamente trent'anni di esperienza artistica, una narrazione storica a tutti gli effetti che spiega il percorso che ha portato la street art a diventare il primo movimento artistico globale non accademico e anticonvenzionale conosciuto da tutti.
Organizzata con una buona formula e con un costo del biglietto davvero popolare ( 7 euro) è visibile fino al 18 gennaio, per chi ancora non l'avesse visitata è del tempo speso davvero bene!
Mi piace anche ricordare che in concomitanza con “codici sorgenti”, la fondazione ha omaggiato la nostra città del più grande sguardo sul mare che sia stato mai dipinto, l'opera dell'artista portoghese Vhils realizzata al porto di Catania, celebra l'importanza della strategica posizione della nostra città che da sempre è un felice approdo di culture, etnie e sguardi.
Alto come un palazzo e grande come un campo di calcio è dipinto sugli 8 silos che si notano arrivando in città: c'è un uomo che guarda il mare,il suo sguardo è profondo ed intenso.
Ed è anche un omaggio ad ogni catanese, che quotidianamente ha questa naturale opportunità, quella di allontanarsi da tutto il caos e potersi fermare ad osservare il mare e ricordarsi che siamo su un'isola meravigliosa.