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Agata

Oggi, resto in casa, perché la scorsa settimana qui a Catania si è conclusa una delle feste religiose più incredibili e suggestive che si possa ammirare. È la festa che celebra la patrona della città, Sant'Agata, si svolge dal tre al sei febbraio. In città giungono tutti i "cittadini", i pellegrini, i turisti, e curiosi provenienti da ogni parte. È considerata la terza festa cristiana per partecipazione popolare, dopo la settimana Santa di Siviglia e al corpus Domini di Cuzco in Perù. Infatti risulta essere "bene etnoantropologico patrimonio dell'umanità" della città di Catania nel mondo. Ho vissuto questa festa da osservatrice curiosa di un fenomeno antropologico culturale e ciò che mi sconvolge è l'intensità , l'aria che si respira e il coinvolgimento di persone di ogni tipo intorno a questa figura. In tutte le strade principali del centro storico di Catania, vengono approntate delle illuminazioni artistiche che danno una particolare luce di festa a tutta la città, insieme all'antica tradizione delle Candelore, rappresentanti delle corporazioni delle arti e dei mestieri accompagnate dalla banda, mi sembra di stare dentro un film di Emir Kusturica. Il grande corteo è un fiume di gente e i devoti restano i protagonisti indiscussi di questo affascinante spettacolo, vestono un saio di cotone bianco detto "saccu", un copricapo di velluto nero con dei guanti bianchi e un fazzoletto mentre continuamente urlano "tutti devoti tutti".Io penso che per chiunque, religiosi e laici, sia una festa straordinaria in cui la città dimentica ogni cosa per concentrarsi solo su Agatha, una fusione tra devozione, tradizione e folklore che stupisce, emoziona e incanta; di certo un evento da foto.


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