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Il Muro


Nucleika, photographer palestina israel

Oggi parlo di uno di quei viaggi che vanno fatti almeno una volta nella vita. Sto parlando di un viaggio in Israele e Palestina.

Oggi vi parlo maggiormente della Palestina e della mia esperienza relativa questa zona.

Molti storcerebbero il naso al pensiero di un viaggio del genere, magari intimoriti dalla situazione geopolitica non proprio stabile.

Ho scelto di fare questo viaggio in un periodo piuttosto "tranquillo" uno di quei periodi, mi dice la tassista, in cui "vengono lanciati solo 500 missili al mese, ma le difese sono riuscite a fermarli tutti".

Si avete capito bene, nei tempi di "pace"si lanciano missili.

Dopo questo inizio un po' allarmante e dopo aver preso confidenza con luogo il viaggio comincia essere più sereno.

Sono stato 20 giorni e ho girato Gerusalemme, Tel Aviv e la Palestina. Ho visto quelle cittadine che noi tutti conosciamo grazie alla nostra religione, ai presepi natalizi: Betlemme è una di queste.

Il mio immaginario su questa cittadina era rimasto alla tenera età in cui credevo ancora a Babbo Natale, la realtà è un'altra.

La città non si presenta come un presepe, tutt'altro. C'è un'alternanza di costruzioni moderne e fatiscenti, ma l'idea è di un generale degrado dovuto alla grande povertà di questa zona, contrapposta alla ricchezza della confinante Israele.

Trovo una "guida" che per pochi spiccioli mi carica nella sua macchina e mi porta in giro facendomi conoscere luoghi ancora più poveri se si può; arriviamo davanti ad una sorta di garage, che invece è un fast-food molto diverso da quelli europei, prendo un kebab davvero eccezionale e il mio stupore non mi lascia ancora pensando di aver pagato € 0,50 per un panino di tale grandezza e bontà.

Lasciamo il ristoratore per dirigerci verso il muro della vergogna. Sì avete sentito bene, un muro come quello di Berlino.

La mia "guida improvvisata" mi spiega che non possiamo avvicinarci troppo alle porte elettroniche, perché le guardie sono autorizzate a sparare.

Il muro è stato costruito nel 2002, ufficialmente per impedire ai terroristi palestinesi di arrivare sul territorio di Israele ed evitare attentati.

Gli Israeliani lo chiamano il muro della salvezza, mentre chi vive qua a Betlemme, come la mia guida, lo chiama il muro della vergogna.

Di fatto il muro non consente nemmeno ai cittadini comuni di raggiungere i territori israeliani, costringendoli e confinandoli di fatto nei loro territori senza alcuna possibilità di attraversamento. L'unico modo che ha un palestinese per raggiungere Gerusalemme o città limitrofe è dalla via principale, costellata di Check Point. Per i palestinesi questo è il muro di "separazione razzista".

Il muro non è un "muretto", è lungo 730 chilometri e taglia fuori la maggioranza dei pozzi d'acqua fondamentali per gli agricoltori della zona impedendo, di fatto, un approvvigionamento per i campi e per gli animali.

E non ho trovato gente ostile, o terroristi, ma tante persone povere ed ospitali che non meritano questo trattamento.


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